Aspetti di biomeccanica

Paziente .……..….

Anno 2001:……..13 impianti inferiori

Anno 2004:……..12 impianti superiori

Contrariamente a quanto propone l’ Implantologia ufficiale con le varie sistematiche di:

´All in for’ (tutta una arcata dentaria con solo 4 impianti);

oppure di ´All in six´ ( una arcata dentaria con solo 6 impianti), la nostra scuola prende un’altra strada, quando è possibile:

Un dente un impianto: filosofia della scuola italiana.

A ben vedere la natura, nelle vesti della nostra mamma ci ha corredato di  due pacchetti di denti:

Uno per quando siamo piccoli fino a 10/12 anni con venti elementi dentari.

L’altro per quando diventiamo adulti con 32 elementi dentari.

In una bocca adulta possiamo contare fino a ben 54 cinquantaquattro radici.

Non è sbagliato allora prevedere almeno 20 impianti per una bocca completa.

Copiamo dalle mamme!

Il mio percorso

Nel corso della mia attività professionale mi sono risultati indispensabili principi di meccanica, di biologia, di anatomia ma anche di etica, di economia e di psicologia. Io li considero parte integrante del personale percorso formativo e lavorativo da me seguito prima di approdare, dopo una laurea in materie umanistiche,  alla laurea in medicina e chirurgia.

Tre anni di acciaieria.

Tre anni di insegnamento nelle scuole statali.

Dodici anni di lavoro in banca investimenti finanziari.

Oltre alla famiglia, costituiscono una premessa non convenzionale alla professione di medico e odontoiatra, con una predilezione verso la Implantologia.

Questo back-ground ha agevolato grandemente le scelte affrontate in campo implantologico e mi hanno reso sicuro della loro validità quando in moltissimi casi il fascino martellante e perverso della pubblicità di forme implantari più moderne e tecnologiche mi spingeva verso tecniche che si sono rivelate  problematiche, cruente e dagli esiti meno sicuri nel lungo periodo. Gravate tra l’altro da infezioni perimplantari più serie e durature.

Ecco che mi sono ritrovato a confermare dopo 35 anni di utilizzo la forma implantare dell’ impianto di Tramonte, come la più efficace e di successo nel variegato mercato dei manufatti implantari.

Implantologia contemporanea

La scuola italiana di Implantologia è stata sottoposta per decenni a un fuoco di fila di critiche, soprattutto da parte di certa ‘Implantologia ufficiale’ che ha cercato di screditare i nostri impianti e le nostre tecniche che ricordiamo, fanno parte della Implantologia di scuola Italiana.

Non abbiamo mai tenuto conto di queste critiche. Le consideriamo delle bassezze e non appartengono alla nostra filosofia.

Non le utilizziamo per denigrare i colleghi che seguono strade differenti dalla nostra.

Il nostro impegno al contrario è costante, onesto e di successo.

La cosa che i nostri pazienti apprezzano di più è la miniinvasività: il garbo e la delicatezza dei nostri interventi.

In ogni settore l’essere italiani ha mostrato le capacità e la validità della nostra cultura.

Ricordiamo che il metallo utilizzato per gli impianti che siano quelli svedesi, americani, tedeschi o israeliani è sempre e soltanto il titanio.

Ma chi l’ha introdotto per primo nella Implantologia è stato il Dr. Stefano Tramonte nel 1964: un italiano.

E lo ha abbinato ad impianti con una forma cosi aggiornata e peculiare da essere la stessa ancora oggi  con solo minime variazioni.

Al contrario assistiamo da decenni ad aggiornamenti continui di altre tecniche implantari, ogni volta reclamizzati come il meglio della tecnologia e sempre cambiati dopo qualche tempo. Corredati tutti sempre da ricchissima e autorevole bibliografia.

Implantologia di 1300 anni fa

Mi piace assai pensare che la mia prima news di argomento implantologico faccia riferimento ad un reperto del VII e VIII secolo dopo Cristo.

Nel museo di archeologia ed etnologia della Università di Harvard è conservato un residuo di mandibola di una persona di sesso femminile di circa venti anni di età, che porta in  zona incisiva tre pezzi cuneiformi di conchiglia, ben sagomati, che sostituivano tre incisivi inferiori. E’ stato accertato radiograficamente che sono stati inseriti mentre questa ragazza era viva e che si è ricostituito l’osso attorno ai frammenti. Questa persona era vissuta nella metropoli Maya di Copàn (Honduras).

Pare che la tecnica adottata per l’inserimento fosse simile a quelle adottate da Linkow e dal nostro prof. Muratori.

E’ facilmente ipotizzabile che l’intervento sia avvenuto in anestesia, viste le conoscenze dei Maya nel campo dei narcotici.

Il primo impianto alloplastico giunto fino a noi!

Bibliografia: Pasqualini M.E. un impianto alloplastico in una mandibola di 1300 anni. Ricerca istologica. Dent Cadmos 2000;11:57-62.

Alla faccia di chi da venti anni celebra i propri ‘successi’ implantologici come fossero le mirabilia del secondo millenio.